7 settembre 2018 11:39 / Lascia un commento

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Rino Scoppio
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L’Istat ha pubblicato l’ultimo Rapporto sulla popolazione residente in Italia.
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Al 1° gennaio 2018 i residenti in Italia sono 60 milioni 484 mila unità.
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L’età media è di 45,2 anni.
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Solo il 13,4% della popolazione ha meno di 15 anni.
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La popolazione di 80 anni e più raggiunge il 7,0%.
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Sono più di mille gli individui che hanno superato i 105 anni e 20 i supercentenari (110 anni e più).
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Nella classe di età 15-64 anni, coniugati e celibi quasi si equivalgono (rispettivamente 49,0% e 47,7% della popolazione totale).
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Si assiste a un forte calo dei coniugati e una crescita rilevante di celibi e nubili.
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Nella classe di età 45-54 anni quasi un uomo su quattro non si è mai sposato mentre è nubile quasi il 18% delle donne.
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Aumentano in tutte le età divorziati e divorziate, più che quadruplicati dal 1991 (da circa 376 mila a oltre 1 milione e 672 mila).
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Al 1° gennaio 2018 le persone residenti unite civilmente sono circa 13,3 mila di sesso maschile nel 68,3% dei casi.
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Per scaricare il report dell’Istat, clicca QUI
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14 maggio 2015 12:25 / Lascia un commento

Il World Economic Forum ha pubblicato ieri “The Human Capital Report 2015”.
Il primo rapporto interamente dedicato alla capacità di un paese di crescere i talenti tramite l’istruzione, lo sviluppo e l’utilizzo delle competenze
L’Italia fatica ad avere un capitale umano all’altezza dei suoi competitor.
Siamo 35esimi su 135 paesi ma il dato più allarmante forse è un altro.
E cioè il 118esimo posto per disoccupazione giovanile.
Il rapporto del Wef valuta la capacità di fare leva sul capitale umano.
In testa si posiziona la Finlandia, davanti alla Norvegia e alla Svizzera.
A seguire si trovano il Canada, il Giappone, la Svezia, la Danimarca, l’Olanda, la Nuova Zelanda e il Belgio.
Per trovare l’Italia nel ranking bisogna scendere fino al 35esimo posto.

Una posizione che la colloca prima della Spagna (41esima), ma dietro agli Stati Uniti (17esimi), alla Francia (14esima), al Regno Unito (19esimo) e alla Germania (22esima).
Degno di nota è poi il fatto che tute le economie emergenti figurano abbastanza indietro nella classifica nonostante trainino da anni la locomotiva della crescita.
La Cina infatti è solo 64esima, il Brasile 78esimo e l’India 100esima.
A proposito del nostro paese il rapporto sottolinea come sia sostenuto dai passati investimenti in capitale umano, ma anche frenato «da posizioni relativamente basse nella qualità dell’istruzione, nella formazione e nell’andamento del mercato del lavoro».
Una circostanza che balza agli occhi analizzando il “country profile” dedicato all’Italia.
Le “zavorre” principali sono soprattutto il tasso di disoccupazione dei 15-24enni (116esimo posto) e la loro elevata disoccupazione (118esimo).
Mancanza di lavoro che è drammatica anche tra gli over 65 dove ci posizioniamo al 114esimo posto.
Anche il nostro fronte scolastico lascia a desiderare: per la qualità del sistema di istruzione secondaria e terziaria ci posizioniamo al 57esimo posto. sia pure associato a un 15esimo posto nel conseguimento del diploma.
E – altra nota dolente – siamo ancora più indietro tanto per il numero di laureati (62esimo posto per i 25-54enni) quanto per la qualità dei servizi di formazione dei dipendenti (116esimo posto).
Tutto questo le imprese sembrano saperlo già da tempo. Sulla percezione dello sviluppo del capitale umano che le imprese hanno l’Italia si colloca ben sotto la sufficienza per la capacità di attirare talenti (voto 2,3 in una scala 1-7) e di mantenerli (2,6).
Promozione piena invece per la qualità delle business schools (5,08) e dell’istruzione in matematica e scienze (4,47).
Per scaricare il rapporto, clicca QUI
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