Transparency International ha pubblicato il rapporto Lobbying e democrazia: la rappresentanza degli interessi in Italia.
In Italia il lobbying è un fenomeno estremamente diffuso ma al tempo stesso difficile da conoscere.
Tutti sanno che esiste, eppure continua ad essere impossibile, o quantomeno molto difficile, affermare con precisione chi svolge tali attività, nei confronti di chi, con quali mezzi ed obiettivi.
La mancanza di trasparenza sul processo decisionale e su chi lo influenza, ha portato alla sovrapposizione nell’immaginario collettivo dei concetti di lobbying e di corruzione, quasi fossero sinonimi.
La professione del lobbista viene dipinta come il mero tentativo di alcuni soggetti più influenti e ricchi (case farmaceutiche e banche, solo per citarne alcuni) di aumentare la propria influenza politica.
I media non hanno contribuito a promuovere un’immagine più neutra del lobbisti, associandoli spesso a faccendieri o massoni, o trattando il lobbying sempre in relazione a scandali di corruzione.
Il report mira a esaminare il fenomeno del lobbying in Italia per valutare il livello di accesso da parte dei cittadini alle informazioni sui gruppi di pressione (trasparenza), l’adeguatezza degli standard e comportamenti etici dei lobbisti e dei decisori pubblici (integrità) e l’eguaglianza di rappresentanza e partecipazione nel processo decisionale (parità di accesso).
I risultati confermano l’assoluta debolezza del settore del lobbying in Italia.
Il livello di trasparenza si attesta ad uno scarso 11%; un po’ più elevata, ma comunque troppo bassa, è la percentuale di integrità, che raggiunge il 27%.
Infine la parità nelle opportunità di accesso ai processi decisionali pubblici riceve un punteggio di 22 su 100.
Il voto complessivo assegnato al nostro paese è pari a 20 su 100.
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