
E’ stata pubblicata la nuova ricerca di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani.
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Aree urbane che arrancano e faticano a rinnovarsi in chiave sostenibile ed essere culle di una rigenerazione urbana capace di migliorare la qualità dei singoli e della comunità.
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I passi avanti fatti fino ad ora sono, infatti, troppo pochi.
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Se da una parte nelle città italiane si registrano lievi eco-performance soprattutto sul fronte della raccolta differenziata, delle energie rinnovabili e si assiste ad un lieve calo degli sforamenti nelle concentrazioni di NO2, di PM10 e di ozono grazie anche a condizioni metereologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti.
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Dall’altra parte manca, invece, il coraggio e la voglia di puntare sulla mobilità nuova per uscire dalla morsa di traffico e smog e sugli eco-quartieri per rigenerare le periferie e rilanciare il patrimonio edilizio.
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Dal dossier emerge un Paese fermo, dove è marcato il divario tra Nord e Sud.
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Quest’anno a guidare la classifica nazionale sono: Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano.

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Nel complesso i protagonisti delle performance migliori sono i piccoli capoluoghi tutti al di sotto degli 80mila abitanti (Verbania, Belluno, Macerata, Oristano, Sondrio, Mantova, Pordenone) oppure le soliteTrento e Bolzano, centri di medie dimensioni (con abitanti compresi tra 80mila e 200mila), e soltanto una grande città: Venezia.
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In testa c’è prevalentemente il nord del Paese assieme con due città del centro Italia, entrambi piccoli centri, la marchigiana Macerata e la sarda Oristano.
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Le peggiori invece (le ultime cinque) sono tutte città del meridione, tre grandi e due piccole: la calabrese Vibo Valentia (101) e le siciliane Catania (100), Palermo (102), Agrigento (103) e Messina (104).
Per scaricare il report di Legambiente, clicca QUI
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