
In questi giorni la Cisl ha pubblicato il Rapporto sulla Formazione degli adulti in Italia e in Europa.
I dati purtroppo non sono incoraggianti.
Solo una persona ogni tredici – tra i 25 e i 64 anni – partecipa nel nostro Paese ad attività di istruzione e formazione permanente.

Una quota, pari al 7,6% degli aventi diritto, ancora molto lontana dall’obiettivo del 15% fissato da Europa 2020 (la strategia decennale per la crescita sviluppata dall’Unione europea).
Fra il 2008 – anno di inizio della crisi – e il 2014 si sono persi oltre 900mila posti di lavoro.

Secondo le tabelle pubblicate dall’organizzazione sindacale, la quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni che partecipa all’apprendimento permanente è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 6% dal 2007 al 2013 per poi segnare un balzo al 7,6% nel 2014, un dato comunque ancora lontano dal 10,7% della media europea (era all’8,1% nel 2007).

I dati italiani mostrano una distribuzione delle opportunità formative molto sperequata a danno degli addetti che hanno un basso titolo di studio, delle persone non più giovani, di coloro che lavorano nelle piccole imprese.
Si accentua così il dualismo del mercato del lavoro e la diseguaglianza nella società.
Ad essere penalizzato nella formazione è soprattutto il Sud, con tassi di partecipazione nel 2014 inferiori al 5 per cento.

Per scaricare il rapporto della CISL, clicca QUI
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