Il Management.it

Home » Libere Professioni

Category Archives: Libere Professioni

IN ITALIA, COME VIENE PERCEPITA LA PROFESSIONE DI AVVOCATO ? Scarica la nuova indagine pubblicata dal Censis

01 copertina avvocatura

 

E’ stato pubblicato il «Rapporto annuale sull’avvocatura» realizzato dal Censis per la Cassa Forense.

.

Il documento fa il punto sull’immagine degli avvocati nell’opinione degli italiani.

.

Per il 60% degli iscritti all’ordine, la professione di avvocato ha avuto una perdita di prestigio.

.

.

10 - problematiche avvocatura

.

 

.

Ecco la classifica delle professioni più stimate dai cittadini italiani; i medici sono al primo posto come preferenze.

.

11- Le professioni più apprezzate

 .

.

Pregi e difetti degli avvocati secondo gli italiani.

Ecco gli aspetti più apprezzati dalla clientela:

.

.

 04 - aspetti dell'attività maggiormente apprezzati dai clienti

 .

Il rapporto comprende anche un’indagine sull’autopercezione della professione secondo un campione di circa 8.000 avvocati.

.

Ne esce una fotografia dell’avvocatura italiana che esce molto provata dalla crisi degli ultimi anni.

 .06 - Andamento del fatturato

.

La professione forense ha subito i pesanti effetti della crisi economica.

 .

Solo il 30% degli avvocati italiani è riuscito a mantenere stabile il fatturato dell’attività professionale nell’ultimo biennio.

 .

La professione appare ancorata a una generica specializzazione civilistica.

 

.

02- Specializzazioni tematiche

.

Di grande interesse le modalità attraverso le quali gli avvocati promuovono sul mercato i propri servizi consulenziali.

.

Il passaparola rimane lo strumento più utilizzato.

 

04  - Canali di promozione - passaparola

 

.

.

Sulle tematiche digitali c’è ancora molto da fare.

.

 

Il 74,2% degli avvocati italiani NON ha un sito web.

.

Al Sud la percentuale sale all’84,5%.

.

 

03- Studi professionali con sito web

.

.

Infine, sono stati indagati i programmi di sviluppo strategico.

.

.

Ecco le linee guida più importanti.

.

 

09  - Obiettivi di sviluppo

 

.

Per scaricare il report del Censis, clicca QUI

.

 

Firma tua il management

LA LIBERA PROFESSIONE IN ITALIA. Scarica il report pubblicato dal Censis.

censis

AdEPP e Censis hanno presentato la ricerca sulle libere professioni in Italia.

Lo spaccato che emerge dimostra che a seguito del perdurare della crisi, si sono fatte più marcate le criticità soprattutto tra alcune aree professionali e gruppi generazionali.

Le professioni costituiscono il 12.5% di PIL del nostro Paese e, nonostante ciò, ancora vengono identificate come sole prestatrici di un’opera intellettuale e non economica, al contrario di quanto avviene già in Europa.

Ma cosa emerge dalla ricerca e chi sono i professionisti?

Innanzitutto una grande risorsa per il Paese.

Pur subendo i colpi della crisi, dell’eccessiva tassazione, dei ritardati pagamenti, di inutili adempimenti, i liberi professionisti italiani mostrano passione per il proprio mestiere e fiducia verso il futuro.

perchè diventano

Dalla ricerca emerge un mondo delle professioni diviso in due, che corre a due velocità.

Da una parte ci sono gli over 55, che lavorano principalmente nell’ambito cittadino o regionale, usano poco le tecnologie della comunicazione e pur accusando un calo del fatturato riescono solo con molte difficoltà a trovare strategie che amplino il bacino di potenziali clienti.

Dall’altra parte dello spettro ci sono i professionisti under 40, che sono più proiettati in una dimensione europea, sfruttano internet per promuovere l’attività professionale, puntano a formarsi e specializzarsi per essere competitivi e comunque hanno un giro d’affari ridotto rispetto ai colleghi più anziani.

Per scaricare il report di Censis Adepp, clicca QUI

IL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO DEGLI AVVOCATI. Scarica il testo completo

Schermata 2014-12-16 alle 14.03.23

Ecco il nuovo codice.

Clicca QUI per scaricarlo.

LA LIBERA PROFESSIONE IN ITALIA. Scarica l’indagine pubblicata dal Censis

professionisti

Il Censis ha presentato ieri la ricerca ‘Le professioni in Italia: una ricchezza per l’Europa’,

E’ un’analisi di scenario sulla libera professione in Italia.

Pur subendo i colpi della crisi, dell’eccessiva tassazione, dei ritardati pagamenti, di inutili adempimenti, i liberi professionisti italiani mostrano passione per il proprio mestiere e fiducia verso il futuro.

Questo ‘carattere’ dei professionisti, secondo la ricerca, “deriva in gran parte dalle capacità acquisite in lunghi percorsi formativi”.

“E’ noto come la qualità del capitale umano -si sottolinea- sia fondamentale per tornare a svilupparsi e i professionisti italiani hanno, più di ogni altra categoria, conoscenza e competenza visto che il 25% ha conseguito un dottorato o una specializzazione e un ulteriore 46,5% una laurea”.

Perché si diventa professionisti?

Per il 53,1% si tratta di una vera passione, di una vocazione personale, talvolta una missione.

Il 29% dichiara addirittura che è la realizzazione di un desiderio a lungo maturato.

Vale certamente l’autonomia come spinta a intraprendere un lavoro che comporta molte responsabilità e incertezze, motivazione importante per il 33,9% degli intervistati.

Meno incidenza hanno le aspettative di guadagno, dichiarate solo dal 10,1%.

L’indagine sfata, inoltre, un luogo comune che ha condizionato a lungo la regolamentazione delle professioni: solo il 4,1% è subentrato nella gestione di uno studio familiare.

La quasi totalità, quindi, sono imprenditori di se stessi e con le proprie capacità hanno intrapreso la loro carriera.

L’iper-competizione, però, condiziona anche il lavoro professionale; essere un’impresa ‘troppo’ personale può costituire un limite.

La collaborazione è ancora troppo poco diffusa in Italia, tanto che i professionisti che operano in associazione sono solo il 12,9%, e gli studi che associano competenze diverse raggiungono la quota appena superiore del 18,2%.

La lunga recessione ha avuto un effetto devastante sui redditi di questo comparto: per ben il 44,2% degli intervistati si è registrata negli ultimi due anni una forte contrazione del fatturato, che ha raggiunto la percentuale record del 62,7% per chi esercita una professione tecnica.

Per scaricare la ricerca, clicca QUI.

IL MESTIERE DELL’ARCHITETTO IN ITALIA. Scarica il Rapporto 2014 pubblicato dal Consiglio Nazionale

architetto

Il Consiglio nazionale degli architetti ha pubblicato il Rapporto Annuale 2014.

Ecco i principali indicatori.

  • Il Reddito medio degli architetti nel 2013 è stato pari a pari a circa 17 mila euro.

Al netto dell’inflazione la perdita – tra il 2008 e il 2013 – è di circa il 40% del reddito professionale annuo lordo.

  • il 68% della categoria vanta crediti nei confronti della committenza privata, mentre il 32%, un terzo degli architetti sul totale dei 152mila professionisti italiani, attende pagamenti da parte del settore pubblico.

– In media, i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della pubblica amministrazione sono arrivati, nel 2013, per gli architetti a oltre 217 (erano 129 nel 2010 e 90 nel 2006).

  • Per quelli da parte delle imprese si è passati dai 114 giorni del 2011 a 172 nel 2013; da 70 a 98 giorni per quanto riguarda le famiglie.

Un problema, quello delle insolvenze dei pagamenti, particolarmente grave soprattutto al Sud del Paese, mentre è fortemente critico, al Nord, il rapporto con le banche: il 57% degli architetti ha, infatti, debiti con istituti di credito, società finanziarie o fornitori.

Sono circa 70 mila gli studi di architettura in Italia, che impiegano appena un dipendente non architetto e 1,5 collaboratori esterni con partita Iva.

Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, riportati dal Consiglio nazionale, il fatturato annuo medio degli studi, nel 2012, si aggirava intorno a 38 mila euro, contro i 55 mila degli studi di ingegneria.

Come conseguenza di tutto ciò, si avverte, la professione perde inesorabilmente attrattiva da parte de giovani: il numero complessivo di immatricolati a un corso di laurea di architettura, è crollato del 51% negli ultimi 5 anni (nel 2012, rispetto al 2007, quasi 7 mila immatricolati in meno), una flessione nettamente più marcata di quanto registrato per il complesso dei corsi di laurea (17%).

Per scaricare il report, clicca QUI.

SEI UN COMMERCIALISTA ? Scarica il nuovo Codice di Autoregolamentazione degli scioperi

codice

 

 

La Commissione di garanzia per lo sciopero ha approvato il codice di autoregolamentazione per il diritto allo sciopero proposto dalle sigle sindacali: Adc, Aidc, Andoc, Anc, Unagraco, Unione giovani dottori commercialisti, Unico.

 

I commercialisti potranno esercitare il diritto di sciopero, anche in coincidenza con le scadenze fiscali o con le udienze in commissione tributaria.

 

La proclamazione dell’astensione compete alle associazioni sindacali, che devono darne comunicazione almeno 15 giorni prima alle istituzioni interessate alla protesta: dall’Inail all’agenzia delle Entrate, dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria al ministero dell’Economia.

 

In caso di sciopero esteso su tutto il territorio l’avviso dovrà essere indirizzato alle istituzioni nazionali.

 

Dell’iniziativa deve essere informato anche il Consiglio nazionale: questo punto costituisce una delle differenze principali rispetto al codice di autoregolamentazione dei consulenti del lavoro, il cui vertice istituzionale, insieme con le componenti sindacali, può prendere l’iniziativa di indire lo sciopero.

 

I commercialisti, invece, hanno ritenuto di sottolineare la differenza tra il ruolo del sindacato, che rappresenta gli interessi dei professionisti, e quello del Consiglio nazionale, che dovrebbe tutelare l’interesse dei terzi o, con un’espressione un po’ pomposa, la «fede pubblica».

 
Ogni comunicazione vale per un solo periodo di astensione, che non può superare otto giorni lavorativi consecutivi.

 

I sindacati hanno superato le perplessità della Commissione di garanzia sulla compatibilità dello sciopero nei giorni delle scadenze fiscali rispetto ai diritti e alla tutela dei contribuenti.

 

La procedura da seguire fa perno sull’informazione del contribuente, che può attivarsi per pagare le deleghe o inviare i modelli in modo autonomo.

 

Il professionista non può rifiutarsi di elaborare e consegnare al suo cliente i documenti per ottemperare in modo corretto agli obblighi tributari.

 

Se il cliente non si attiva, il mancato rispetto dei termini sarà collegato con l’esercizio dello sciopero da parte del professionista e non verrà sanzionato.

 

Come per gli avvocati, il commercialista può non presenziare alle udienze del processo tributario e l’assenza sarà considera «legittimo impedimento».

 

Ecco il link per scaricare il nuovo codice di autoregolamentazione:

http://www.quotidianofisco.ilsole24ore.com/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/QUOTIDIANO_FISCO/Online/_Oggetti_Correlati/Documenti/2014/08/01/Codice%20Autoregolamentazione%20Commercialisti.pdf